ITALIA PIÙ’ POVERA SENZA GLI IMMIGRATI

sCHIAVI-2BGentile direttore, una simulazione statistica del Censis ha elaborato un dramma economico, sociale e culturale se l’Italia avesse sbarrato il passo agli stranieri. Quasi il 10% degli insegnanti italiani (68 mila docenti) sarebbe senza più un lavoro, 450 mila imprese chiuse e non dimentichiamo l’addio a 700 mila lavoratori domestici. Sono dati che polverizzano pregiudizi e leggende metropolitane; a cominciare dall’anagrafe. Senza stranieri ci troveremmo con una diminuzione di giovani (2 milioni e mezzo) al disotto dei 34 anni, sostanzialmente un Paese per vecchi sull’orlo del precipizio demografico. Da altre cifre sempre del Censis, si constata la laboriosità dei migranti, che non vivono affatto a spese dello Stato e che semmai sono una risorsa per l’economia e le casse pubbliche. Nei primi mesi di quest’anno i titolari d’impresa stranieri era il 14% del totale mentre le imprese guidate da italiani sono diminuite dell’ 11%. Senza questi lavoratori anche il sistema previdenziale sarebbe vicino alla bancarotta. Su 16 milioni di pensionati italiani gli stranieri beneficiari di un assegno mensile sono 141 mila, nemmeno l’uno per cento e quanti accedono ad altre prestazioni di sostegno sono il 4% del totale nonostante gli immigrati siano oggi quasi il 9% della popolazione residente. La prova secondo l’Istituto di statistica che sul territorio le cose vadano meglio di quanto la politica strillata e l’informazione sguaiata non vadano raccontando, è che abbiamo un modello di integrazione, che alla prova dei fatti, ha dimostrato di funzionare bene per gli oltre 5 milioni di stranieri appartenenti a 197 comunità diverse scongiurando <<l’involuzione patologica>> di altri Paesi europei. A cominciare dall’arruolamento di mujaheddin proprio tra i giovani delle periferie ghetto delle metropoli.
Cordialità
Paolo Pagliani

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