Gentile direttore, si ostenta sempre più una cultura che dichiara apertamente di non aver bisogno della comunità perché fastidiosamente impegnativa, troppo calda e accogliente per quanti hanno confuso bene con benessere e si ha paura persino di provare un’emozione al di fuori di sé. E’ il trionfo della comunità estetica, cioè superficiale, fondata sull’apparenza, alimentata ad arte dal potere dello spettacolo e dell’audience, che contribuisce a comprimere e ad indebolire della discussione e del confronto. Una società questa, strana, nichilista, che ha perso il senso etico, lo sguardo verso i valori veri, tenuta insieme sempre più da cose inutili. Qui si evita <<accuratamente di fare e di tessere tra i propri membri una rete di responsabilità etiche e quindi di impegni a lungo termine>> creando così delle èlites che non rispondono più a nessuno, nemmeno a se stessi e alla propria coscienza. I suoi leader non sono più gli eroi, i santi, i testimoni di una vita autenticamente vissuta ma i personaggi pubblici dello spettacolo che hanno assunto con la loro seduzione una “alta” funzione pedagogica. E’ l’onnipotenza dell’uomo che viene esaltata senza però accorgersi che essa può svanire alla prima difficoltà; la malattia, la mancanza di affetto, il senso di noia, sono come fendenti che minano in un baleno le nostre fragili sicurezze. Tanti “potenti” non sono altro che degli eterni insicuri tutti protesi a proteggersi, E’ il senso di comunità a soffrirne, è la comunità etica che viene meno. Quanti disperati al primo crollo in Borsa? Quanti soli, nonostante la moltitudine che corre ai loro piedi? E chi è davvero povero da chi sarà protetto, vista la sua inutilità come consumatore? Ma è proprio questa contraddizione, a questo senso di solitudine e di diffuso disorientamento, che dobbiamo imparare a dare risposta. E la comunità è chiamata in causa, quella che crede, attraverso una rete intessuta di reciproco interesse, di dover garantire ancora il diritto di tutti di essere considerati esseri umani. Questo è possibile dove c’è relazione e comunicazione profonda tra i suoi vari membri.
Cordialità
Paolo Pagliani