
Gentile direttore, si apprende giornalmente di colossali ruberie, di rimborsi eccessivi, di corruzione dilagante, di somme ingenti al riparo nei paradisi fiscali, di furbetti del cartellino e di persone che alla Malpensa alleggerivano le valigie dei turisti (li chiamerei ladri) che neanche lontanamente hanno conosciuto la galera. Leggevo che in un supermercato di Sondrio, un giovane di 33 anni si è intascato un cioccolatino al caffè ed è stato indagato del reato di furto e la pena base richiesta sarebbe di 4 mesi di carcere più 216 euro di multa! Essendo però il danno di <<speciale tenuità>>, la pena si abbassa a tre mesi e 162 euro, più altre attenuanti generiche, il reato in contestazione può scendere sino a 30 giorni di reclusione e 59 euro di multa. Questa pena può essere convertita in “soldoni” al prezzo di 250 euro al giorno di detenzione. Ecco così che il cioccolatino rubato viene a costare 7500 euro di pena convertita in pecuniaria, più 59 euro di multa; non credo fosse oro zecchino tempestato di diamanti. La scelta però sta adesso al diretto interessato goloso: che può o pagare, o proporre entro 15 giorni opposizione al decreto penale di condanna e andare a processo. Avendo esperienza nel settore, al ragazzo lombardo gli avrei dato una “sonora tirata di orecchi”; in fondo era solo una scatoletta di Pocket Coffee da 1,59 euro. Nelle graduatorie mondiali come funzionamento della giustizia siamo al 150° posto e pure questa triste vicenda