
Gentile direttore, un vecchio detto recita: <<Tutte le cose della vita sono peccato, fanno male, o non si possono scaricare dalle tasse>>. Fa ridere ma ridere amaro. Come tutti i luoghi comuni, le frasi che contengono la giusta dose di cinismo non corrispondono alla realtà. Infatti un altro detto citato pure in una canzone, dice: <<Le cose più belle della vita non costano nulla>>. Evidentemente c’è un contrasto. Il primo detto indica chiaramente come <<cose belle della vita>> i piaceri materiali, il sesso, il cibo, i lussi; tutta roba bella e guai se non ci fosse. Ma, allora, come si spiega il senso di inappagamento del “dopo”? Improvvisamente, di quell’auto da sogno, rimangono solo le rate da pagare. Quella donna, o quell’uomo inarrivabili diventano insopportabilmente petulanti. Quel cibo sopraffino lascia un vago senso di nausea… Il secondo detto indica invece il piacere che si prova quando si vede il primo melo fiorito della stagione quando si assiste a uno dei piccoli successi dei propri figli quando le paure, passioni e le angosce sono ormai lontane. Quando si trova per strada inaspettatamente un amico e si devia dal proprio percorso per andare insieme a un tavolino di un bar a raccontarsi vicende trascorse varie. Quella gioia ineffabile che prende all’improvviso senza una causa apparente e lascia senza fiato mentre un sorriso fiorisce tra le labbra serrate della tensione di tutti i giorni. Queste sono <<
le cose belle della vita>>. E non costano nulla.