EMPATIA VERA VERSO CHI SOFFRE

identidad-personal-y-colectivaGentile direttore,a volte basta un semplice sguardo, una parola o un piccolo gesto per entrare nello stato d’animo di chi ci troviamo di fronte, così da esserne contagiati, coinvolti e spinti ad agire di slancio, quasi di impulso per condividere quello che accade. E’ forse questo il momento più alto, la massima espressione del <<noi>>, dello scambio umano, delle braccia protese e delle interazioni sociali. Siamo nati con una priorità assoluta, quella di comprendere le intenzioni e le emozioni degli altri; una necessità, un bisogno che si realizza con l’empatia. Questa quando nasce dalla sofferenza e dal dolore altrui, genera di fatto un legame, un <<contatto>> speciale e profondo, transitorio o permanente negli esseri umani, ma non solo tra loro. L’idea stessa di identificarsi con i molteplici affanni e le disgrazie degli altri ci aiuterebbe a dissolvere le contraddizioni di un mondo sempre più cinico e indolente verso chi soffre, i cui valori fondanti sono l’esasperata e compulsiva ricerca del profitto, rendimento e affermazione personale. Ma non è sufficiente se l’empatia autentica non è sostenuta da gesti convincenti e concreti di solidarietà o dall’indignazione per chi subisce una grave ingiustizia. Serve a poco questa <<empatia sospesa>>. Occorre esserci, calati totalmente nei panni dell’altro, fino al punto da entrare in sintonia con quello che prova, che vive e rimanerne turbati o al contrario contenti, felici come se fosse un’unica cosa, una sola emozione. Sono condizioni necessarie che contribuiscono a determinare i concetti di identità collettiva, etica condivisa e di solidarietà.
Cordialità
Paolo Pagliani
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