
Gentile direttore, per sbrigare più velocemente alcune pratiche un amico si reca spesso a Roma presso ministeri dove, mi conferma, regna la burocrazia. Essa è vastissima e necessaria composta da coloro che non devono fare assolutamente nulla ma al contempo devono dimostrare di essere indispensabili. Non hanno nulla da fare ma devono agitarsi per provare che è disumano sobbarcarsi la quantità di lavoro e la dimostrazione è la montagna di carte che si trovano ammassate sul loro tavolo. Guardandole, l’impiegato – tutti sono di concetto, naturalmente – non solo si stanca ma si deprime. Il poveretto entra il mattino in ufficio avendo dormito poco e male, poichè è angosciato dai problemi di lavoro. E infatti, meriterebbe, la pensione anticipata. Oltre a non fare nulla e a dimostrare di esere indispensabile, il burocrate deve tener conto del superiore, un capo che non ha nulla da fare ma deve controllare i sottoposti sapendo che non fanno nulla ma che devono fingersi di essersi sudati perchè il superiore chiede la massima efficienza. Per questo più si sale nella scala gerarchica maggiori sono le ore di formazione e i corsi di aggiornamento, poichè aggiornare a non fare nulla è una cosa che va oltre la logica e necessita di professionalità elevate, di creatività. Il burocrate poi deve firmare le carte che ci sono sul suo tavolo, come segno di responsabilità ma deve trovare sempre la giustificazione per non farlo perchè sa che la firma è pericolosa; ha lo stesso significato che acquista per un assassino l’impronta digitale sull’arma del delitto. Quindi deve trovare il modo per rinviare la pratica al superiore e, visto che è a lui spetta la decisione, è persino inutile guardarla e non leggerla, basta che sia procollata e con il bollo timbrato.
A questo punto si chiama l’usciere, gli si consegna la pratica e la si manda al piano superiore, perchè è inaccettabile che un “capo” stia sullo stesso piano di un suo addetto; sarebbe un’aporia nel sistema burocratico, che per definizione è logico, razionale, anzi, universale. C’è però, anche una rassegnazione da parte di cittadini che, al di là della sfuriata momentanea, accettano la moltiplicazione dei cavilli, l’eccesso documentario, i ritardi amministrativi. E questo accade perchè il virus burocratico, alligna un po’ in tutti (anche i burocrati sono stati prima semplici cittadini..). Esso si rivela nello scarso senso civico, nel disprezzo delle regole vere, nella pigra pedanteria, nella superiorità che si prova a causa di una carica o anche solo di una predella più alta. Un’osservazione ironica che trovo vera è quella dello scrittore israeliano E. Kishon (1924-2005) quando afferma che: <<I burocrati sono numerosi come i granelli di sabbia in riva al mare. Con la differenza che la sabbia non prende lo stipendio>>.