LA XENOFOBIA NON PIEGA LA REALTA’

1991-migliaia-albanesi-130201Gentile direttore, noto giornalmente che una parte politico-mediatica strumentalizza il nodo immigrati per finalità esclusivamente propagandistiche producendo come effetto collaterale l’aumento dell’ostilità e della xenofobia nel nostro Paese. Strumentalizzare in questo caso, significa fornire, attraverso una scorretta selezione e lettura delle notizie, una percezione, (pure statistica), errata del fenomeno. Strategia che potrà anche servire per coltivare una piccola rendita (elettorale) di posizione, non tenendo però conto del fatto che con la xenofobia non si potrà conquistare più del 15- 18% dei consensi degli italiani. Di fronte ad un problema enorme come quello delle migrazioni forzate per guerra e ingiustizia, occorrerebbe riconoscersi (e riconoscerci) ancora inadeguati nelle nostre risposte, di fronte ai mali come la miseria e della violenza, che spingono tanti poverissimi a cercare fortuna attraversando il Mediterraneo. <<Aiutiamoli a casa loro!>>. Ecco la soluzione del problema! Quasi che nessuno ci abbia mai pensato prima. Ci sono decenni, anzi secoli, di studi, esperimenti, progetti di economia dello sviluppo, tantissimi tentativi, qualche successo, molti errori. Ma per fortuna c’è qualche politico nostrano felpato che dice che “andrà lì” con qualche amico industriale per vedere di risolvere il problema! Si migra per il gap di benessere e di felicità attesa tra Nazioni di destinazione e Paesi d’origine ma c’è un punto essenziale che va ricordato a chi vuole risolvere la questione “a casa loro”. Sono le rimesse che gli immigrati risparmiando, migliorano le condizioni economiche nei Paesi d’origine; nel 2015 si prevedono oltre 500 miliardi. Chi studia questi problemi sa che le rimesse sono una fonte molto più stabile di risorse degli aiuti allo sviluppo statali e rappresentavano nel 2013 un ammontare equivalente al 30% delle nostre esportazioni in Paesi poveri. Non scordiamoci inoltre che nel 2014 il saldo tra nati e morti in Italia è stato inferiore a 100 mila persone. Compensato con l’arrivo di stranieri. E questo in un Paese dove il rapporto tra popolazione in età di lavoro e popolazione inattiva (bambini-anziani) è, drammaticamente, quasi di uno a uno.

Cordialità
Paolo Pagliani

yoganato

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