MIGRANTI: FACCIAMO QUALCOSA

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Caro direttore, leggevo che in Australia l’attore Jonny Depp ha cercato di far entrare illegalmente i suoi due cani, aggirando la quarantena per gli animali domestici. Il governo ha reagito <<o li porti via o li abbattiamo>>, la star di Hollywood ha noleggiato un aereo e salvato i cuccioli. Se la sono cavata meglio di migliaia di migranti che provano a sfuggire alle miserie dell’Asia e che l’intolleranza australiana, costringe questi <<dannati>> ad un’Odissea nel Pacifico. Queste carrette di disperati del Bangladesh e Myanmar rispedite indietro dalle cannoniere affondano, e chi si salva langue nei campi di raccolta tra stupri, sevizie, malattie, racket. Tutto questo è paradossale per una Nazione che si vanta nell’inno nazionale di <<aprire la terra a chi viene dal mare>>. L’emigrazione è vicenda umana, storica, politica, economica ed etica che non ha soluzioni semplici come cacciare tutti vedi Australia, Malesia e Indonesia. Se eletta in Europa, lo farebbe la Le Pen in Francia, seguita poi da politicanti con timori sociali, che confondono la scelta religiosa della Chiesa cattolica con il dovere di una politica nazionale. Riuscire a trasformare in crisi di governi il fenomeno immigrazione è il fallimento di una classe politica mediocre, senza visione, appesa ai sondaggi: ormai parlare con serietà nel Mediterraneo e nel Pacifico, è impossibile. Chi studia da sempre i flussi di esseri umani, conferma che l’ effetto totale del flusso libero sull’ Europa, sarebbe un +10% della popolazione, non male per un continente vecchio e senza bambini. Quote che si potrebbero scaglionare nel tempo, distribuire mentre si colpisce il racket, si soccorrono nei campi i migranti promuovendo lo sviluppo già in corso dell’ Africa. La paura del confine chiuso per sempre accelera, non rallenta chi è disperato, è dimostrato da Germania e Inghilterra con i polacchi. Gli sbarchi hanno coinciso da noi con la crisi e con i posti di lavoro distrutti dalla tecnologia e tanti, anche in buona fede, vedono nell’ emigrante la causa della sofferenza sociale. Il populismo agita allora i suoi fantasmi, i suoi slogan, senza un piano coerente. E intanto si muore ovunque sui Sette Mari.
Cordialità
Paolo Pagliani
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