GIORNATA DEL MIGRANTE: DIMENTICATA

migrazioni 2015Gentile direttore, l’altra domenica (18/01) era stata proclamata la giornata mondiale del migrante e del rifugiato a cent’anni dalla sua prima celebrazione ma, confrontandomi con altri amici, si è arrivati alla conclusione che è passata quasi inosservata. Noi abitanti dei Paesi ricchi dobbiamo dare accoglienza a chi ha meno, liberandoci delle paure e dai pregiudizi che ci offuscano il cuore e la mente? Oppure dobbiamo rifiutarla, perché nelle nostre Nazioni ormai non c’è abbastanza ricchezza neppure per noi e non possiamo condividere nulla con altri? Il dibattito producendo una divisione automatica tra buoni e cattivi, realisti e utopisti e, nelle forze politiche, tra xenofobi e progressisti, diventa inevitabilmente sterile. Perché assente è la politica, ossia la capacità di intervento dello Stato su una questione oggettiva e dirompente che riguarda la società italiana, quella europea e – a ben vedere – le popolazioni del mondo. La mancanza di politica poggia su un equivoco e lo alimenta: quello di una società italiana e occidentale che non hanno bisogno della immigrazione e che potrebbero farne a meno mantenendo il loro benessere e il loro stile di vita. Non è così. Oggi noi abbiamo bisogno degli immigrati come loro hanno bisogno di noi, in quanto la popolazione italiana e occidentale tende a ridursi, gli anziani sono in aumento, si fanno meno figli e che quindi, si riducono coloro che lavorano e che producono. Accogliere ed educare nelle nostre comunità all’incontro e a uno stile di vita che faccia posto alla tutela di un richiedente asilo e rifugiato, vittima di 27 guerre in atto, di persecuzioni politiche e religiose generate da nuove forme di guerriglia fanatica, è un compito che deve coinvolgere tutti. Sono stati 65 mila i migranti che ha raggiunto via Mediterraneo l’Italia e vi sono rimasti: una persona ogni mille nel nostro Paese, che diventa una ogni 2300 in Lombardia, una ogni 2500 in Veneto, una ogni 1200 in Friuli, una ogni 1700 in Liguria, una ogni 930 in Sicilia, ecc.: esempi di un’Italia non certamente invasa, come qualcuno fa credere, diversamente aperta alla tutela di un diritto fondamentale, qual è quello di asilo. Nessuno può sognare di lasciarli a casa propria se non si costruiscono storie e progetti di cooperazione internazionale, se non si estendono pari opportunità lavorative, sociali ed economiche ai Paesi più poveri. Il bene è più contagioso del male. Facciamolo emergere.

Cordialità
Paolo Pagliani

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