
Gentile direttore, da un’indagine approfondita condotta da Telefono Azzurro ed Eurispes (Istituto di ricerca), si evince che ai bambini e ai ragazzi piace giocare d’azzardo passando gran parte delle loro giornate guardando la televisione o navigando su internet inviando sms o ricevendo mms. Si fatica a dirlo ma infanzia e adolescenza sono scomparse, cancellate dal cattivo esempio degli adulti. Perché i bambini che una società sa produrre – gli stessi che modelleranno la società di domani – sono il risultato delle azioni, delle decisioni, dei pensieri di noi grandi. Un bambino su quattro tra i sette e gli undici anni gioca al gratta e vinci, otto su dieci scommettono online. Per forza. Chissà quante volte hanno visto i loro genitori fare altrettanto: il nostro è il Paese europeo con il maggior numero di giocatori d’azzardo. E perdere tempo incollati a uno schermo – della televisione, del computer, dello smartphone – non è un’abitudine soltanto dei più giovani. Insomma la generazione descritta dall’Eurispes riflette, come in uno specchio, quella che l’ha preceduta, fatta di adulti, non tutti, in crisi di identità, incapaci di dare il buon esempio. Bisognerebbe che quella generazione cominciasse a scommettere, a giocarsi tutto. Puntando però sul futuro che si chiama infanzia e adolescenza, che ha la faccia di persone che hanno sette, undici, sedici anni. E’ questa l’unica vincita sicura.
Cordialmente
Paolo Pagliani
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