Gentile direttore osservando attentamente di domenica, si scopre che solo le piazze di città d’arte sono affollate mentre brulicanti di gente e di auto sono invece altri luoghi: i centri commerciali. Insieme ad altri ho aderito alla raccolta di firme, da presentare al Parlamento per una proposta, (Libera la domenica), che abbia lo scopo di rendere le aperture domenicali dei negozi, meglio compatibili con le esigenze dei lavoratori, degli imprenditori e delle famiglie. Tra l’altro, dalle statistiche emerge un dato interessante: la politica del <<sempre aperto>> non ha fatto aumentare i consumi né l’occupazione; in compenso i piccoli negozi costretti a chiudere sono sempre più numerosi. Ma le ragioni dell’economia e del consumo che sembrano prendere il sopravvento su ogni altra ragione, non rischiano di impoverirci socialmente? Il riposo ha un’essenziale dimensione sociale essendo il tempo in cui la comunità – familiare, sociale, ecclesiale – si ritrova e si rigenera.
Se poi entrassimo nelle case potessimo osservare da che cosa è riempito il tempo del riposo, specialmente a pranzo o a cena, troveremmo un altro <<padrone>> sempre più invadente: la televisione e i nuovi mezzi di comunicazione. Non si intende negarne l’importanza ma esiste il rischio che diventino il fattore sostitutivo della compagnia alle persone, soprattutto ai bambini e agli anziani. Però è fuori di dubbio che la persona vive, cresce e fiorisce grazie alle relazioni. Svuotare il tempo del riposo, della festa e della sua vita comunitaria, significa indebolire pericolosamente la buona esistenza della società.
Cordialmente
Paolo Pagliani